In questa tiepida e romantica serata di Giugno, quando le scuole stanno per finire e mia figlia sta per terminare il suo ultimo anno ( sigh) di scuola materna all’ Asilo Italiano di Badenschestr. é con piacere che pubblico un articolo di Simone, che tratta proprio l’argomento asilo. Posso solo concordare con lui che il viaggio che i bambini fanno ( all’Asilo Italiano sono addirittura 5 giorni) é un’esperienza bellissima e di forte crescita per i bambini ma soprattutto per i genitori. I bambini vengono preparati molto gradualmente al viaggio, fanno un pernottamento di prova all’asilo, aspettano la famosa “Kinderreise” ( viaggio dei bambini) con trepidazione, e tornano felici, festosi, e sicuramente un pochino piú autonomi di prima. Inoltre il legame che si crea tra bambini ed educatori e tra i bambini stessi si rafforza ancora di piú, come pure la fiducia dei genitori verso l’asilo. Mia figlia Alice da una parte é felicissima di diventare un Schulkind ( qui é un grande passo che i bambini fanno con molto orgoglio perché gli viene data una notevole importanza, e si festeggia con la famosa “Einschulung”), dall’altra già rimpiange da ora il suo amato asilo e soprattutto che quella di quest’anno é stata la sua ultima Kinderreise. La gioia al rientro della Kinderreise é un sentimento indescrivibile, come anche la consapevolezza che in quei giorni i bambini sono stati bene anche e soprattutto senza di noi 😉 Buona lettura a tutti e finalmente buona estate! Ruth

Un pullman si affaccia da dietro l’angolo tra Milastrasse e Cantianstrasse: siamo a Prenzlauerberg, vicino al Mauerpark.
Il conducente rallenta, accosta, accende le quattro frecce ed apre le porte. All’interno, nella parte posteriore, si trovano i bagagli accatastati, piccole valigie, zaini e qualche sacchetto.
Qualcuno dorme ancora, qualcuno con gli occhi un po´ assonnati si solleva e guarda fuori dal finestrino, sorride; qualcun altro è già lì che scalpita per potersi alzare.
Dall’altra parte dei vetri, sul marciapiede, una ventina di genitori aspettano i propri figli, sono stati via “solo” tre giorni, ma ad alcuni di loro sono sembrate settimane.
Una scena che sembrerà familiare a tutti, ma c’è un piccolo particolare che la rende, sicuramente per noi, cresciuti in Italia, straordinaria: chi torna dopo tre giorni di gita, con l’ aria un po’ arruffata, sono bimbi di due, tre, quattro e massimo cinque anni. Non adolescenti, dunque, ma bambini anche molto piccoli.
Mi tornano in mente le gite del liceo, in Italia, quando ad alcuni ragazzi non era permesso partecipare perché, secondo alcuni genitori, sarebbe stato potenzialmente “pericoloso”.
La differenza culturale è enorme e si riflette anche nella diversa postura con la quale i genitori italiani e tedeschi aspettano i loro pargoli. I primi confessano Read more