Cari tutti, ecco un post che mi ha reso molto triste. A me personalmente non é mai andata così ma forse perché io il tedesco lo parlo senza alcuna cadenza avendolo imparato da piccola? O perché non ho mai dovuto fare degli esami di tedesco per esercitare la mia professione? O perché sono stata semplicemente più fortunata? Purtroppo non so trovare una risposta. Reputo importante pubblicare questo post per sentire le vostre esperienze a riguardo. Sotto trovate l’introduzione scritta da una ragazza della redazione. Buona lettura. Ruth
Abbiamo ricevuto un interessante punto di vista di una lettrice sulla vita a Berlino, che preferisce rimanere nell´anonimato. Come potrete leggere nel post questa esperienza esprime una visione alquanto dura e critica della città e della sua mentalità verso gli stranieri. Personalmente posso dire che fino ad ora non ho avuto questo tipo di trattamento, ma è anche vero che il mobbing (o meglio l´esclusione esacerbata attraverso piccoli particolari che alla fine distrugge l´autostima), o forse semplicemente non la voglio notare.
L´altra sera stavo parlando con un´amica, che parla molto bene tedesco (oltre ad averlo studiato chiaramente all´università) e mi ha colpito sentire esattamente la stessa paura sull´aspetto della lingua. L´integrazione è in ogni caso difficile, sia quella linguistica, che quella culturale e non sempre è facile per tutte.
Ciao a tutte. Oggi ho voglia e bisogno di condividere le mie riflessioni ed esperienze a Berlino con voi. Iniziamo.
Avete mai notato la gentilezza negli uffici quando dovete aprire un conto o spendere dei soldi? E al contrario, avete mai notato quanto non ci sia gentilezza, per usare un eufemismo, quando negli uffici pretendete dei servizi perché è un vostro diritto? Sono da 5 anni a Berlino e l’ho constatato ogni volta. Sfortuna? Non credo, visto che non sono la sola ad aver avuto queste esperienze.
Ma veniamo al tema che mi preme oggi, il mondo del lavoro e, ancor prima, gli uffici responsabili del riconoscimento del titolo di studio conseguito all’estero, cioè non in Germania.
Funziona così. Ti rivolgi al reparto competente, fai una coda infinita insieme ad altre persone straniere. Tutte persone laureate con Bachelor e Master e alcune con un dottorato. Tutte in attesa del verdetto da parte del burocrate di turno che deciderà del tuo futuro. Tu lo sai, e l’adetta/o pure, ma questa è la procedura (quante volte l’ho sentita questa maledetta affermazione!). È finalmente il tuo turno, ti vengono richiesti tutti i documenti necessari, come da protocollo. Ti sei preparata per mesi e sai che non ti coglierà in fallo. Sei preparatissima. Hai studiato per 10 anni, investito migliaia di euro (che non vuoi nemmeno calcolare quanti esattamente altrimenti potresti sentirti male), hai lavorato spesso senza retribuzione, perché “fa curriculum”, hai lavorato in posti infami e ti sei chiesta più volte se fossero lavori dignitosi, ma ti servivano i soldi. Non sei stata “choosy”, non potevi permettertelo. Il tuo CV è composto da 4 pagine, 3 delle quali sono tirocini non retribuiti. Ma sai perfettamente il tedesco, sei sicura di te, sai quanto vali come persona, al di là dei titoli che hai collezionato negli anni. Hai viaggiato in lungo e in largo, diversi soggiorni studio all’estero, sempre con lo status di studentessa, però. Ora capisco cosa stava dietro ai sorrisi di chi mi accoglieva “la studentessa spende, ma non pretende, quindi venghino siòre venghino”. Nonostante tutto ciò il burocrate di turno ti distrugge in 5 minuti. Distrugge, vivisezione e frantuma la tua autostima. Dice freddo “questo certificato non serve, questo non è conforme, questo non ci interessa. Prego, questa è la nuova lista delle cose che mancano per avere un’equipollenza. Prego, torni a studiare.”
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